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Ex Ilva. Furlan: “Lo sciopero un segnale forte ed unitario. L’azienda non può fare orecchie da mercante”

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Comunicati Stampa - Ex Ilva. Furlan: “Lo sciopero un segnale forte ed unitario. L’azienda non può fare orecchie da mercante”

7 Gennaio 2020

Ilva sciopero8 novembre 2019 – “Bisogna avere rispetto per i lavoratori e per quelle comunità dove ci sono gli stabilimenti della ex Ilva. In questa vicenda sono in gioco non solo il futuro della produzione di acciaio nel nostro paese, ma anche investimenti importanti per la tutela dell’ambiente, della sicurezza e della salute dei cittadini”. Lo sottolinea la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Lo sciopero dei lavoratori della ex Ilva è stato oggi un segnale forte, chiaro, unitario che non può essere ignorato da Arcelor Mittal ed anche dal Governo: non si può abbandonare il sito industriale a meno di un anno dalla firma dell’accordo che rilanciava la capacità produttiva, la difesa dell’occupazione e soprattutto gli investimenti per l’ambientalizzazione e la messa in sicurezza degli impianti. Sarebbe una vera catastrafofe nazionale. Un sconfitta grave per tutti. È evidente che l’atteggiamento di Arcelor Mittal è del tutto inaccettabile, irresponsabile, quasi un ricatto. Ma l’unica strada è quella di ritornare al tavolo di confronto, far prevalere la responsabilità nella ricerca di una soluzione finalizzata a scongiurare i cinquemila esuberi e la chiusura degli impianti. La via legale sarebbe troppo lunga, farraginosa ed alla fine ci ritroveremmo solo la fabbrica chiusa. Dobbiamo invece privilegiare un percorso che mantenga in vita il sito e la produzione di acciaio così fondamentale per tutto il sistema produttivo nazionale. Proprio per questo il Governo deve sgombrare subito il campo dalla questione dello scudo penale. Il decreto legge è la strada più breve per togliere definitivamente dal tavolo quella questione che ha animato per tanto tempo il dibattito politico. Questo anche per impedire speculazioni da parte di Arcelor ed anche nella eventualità che altri soggetti si ritrovino nelle stesse condizioni. La certezza delle regole è una condizione imprescindibile per l’attuazione degli investimenti, soprattutto da soggetti internazionali. Non esiste oggi un piano B. Chi parla di altre soluzioni fa solo propaganda. La scelta, adesso, è tra salvare lo stabilimento ed il baratro. Speriamo che la dirigenza di Arcelor Mittal abbia un sussulto di responsabilità di fronte all’appello di migliaia di lavoratori e cittadini di Taranto e degli altri siti industriali”.

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