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Ex Ilva. Incontro al Mise. Furlan: “Non accetteremo mai di chiudere una delle più grandi fabbriche del Paese”

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Comunicati Stampa - Ex Ilva. Incontro al Mise. Furlan: “Non accetteremo mai di chiudere una delle più grandi fabbriche del Paese”

20 Gennaio 2020

Ilva TarantoRoma, 15 novembre. 2019 – “L’incontro non e’ andato bene, non siamo per nulla soddisfatti”. Ha dichiarato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan al termine del tavolo tra ArcelorMittal ed il Governo svoltosi al Ministero dello Sviluppo Economico. “Siamo preoccupatissimi per l’Ilva ed il Paese. Rischiamo di lasciare per strada ventimila lavoratori, di rendere impossibile il risanamento ambientale di Taranto e di impoverire il Paese in uno dei settori, come quello dell’acciaio, più competitivi nel mondo”. (VIDEO) “Questo è un paese serio sul lavoro e quindi nessuno può permettersi un comportamento così scorretto e sleale. I lavoratori non si renderanno complici dello spegnimento dell’acciaieria”, promette la leader della Cisl spiegando che Arcelormittal ha espresso la volonta’ di lasciare la fabbrica. “Solo i sindacati hanno sempre rispettato le regole sottoscritte dall’accordo ha tenuto a precisare.
“Abbiamo detto con chiarezza alla proprieta’ che non intendiamo assolutamente accettare che una multinazionale di quel livello, e parliamo del primo produttore dell’acciaio del mondo, venga nel nostro paese, partecipi a una gara dopodiché ad un anno dall’ accordo receda dal contratto” ha spiegato ancora Furlan che oggi dalle pagine de ‘Il Foglio’ ha ribadito che “da sindacalista non si rassegna al fatto che un paese civile accetti di chiudere una delle più grandi fabbriche che ha in un settore strategico per l’intera economia nazionale. Chiediamo al Presidente del Consiglio di attivarsi subito per organizzare un incontro in cui siano presenti sia i sindacati, sia i proprietari di Arcelor MIttal. Ed è a questi ultimi – sottolinea . che dobbiamo dire in maniera chiara che se il problema dell’azienda è nella congiuntura economica sfavorevole, allora non ci sottrarremo dall’utilizzare gli strumenti del caso, compreso il ricorso agli ammmortizzatori sociali. Bisogna impedire in ogni modo lo spegnimento degli altiforni, mettendo l’azienda difronte alle sue responsabilità. Se l’idea di abbandonare lo stabilimento di Taranto dipende da problemi legati alle difficoltà del mercato dell’acciaio a livello internazionale siamo pronti, se invece l’obiettivo è chiudere ed andare via allora da parte nostra non può esserci alcuna disponibilità”.

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