17 Febbraio 2020
Roma, 13 febbraio 2020 – “Il Ministro della Funzione pubblica Dadone ha riportato oggi cifre apparentemente cospicue per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, ma come ha rilevato la stessa Aran queste non sono sufficienti a recuperare il gap con gli incrementi avuti negli ultimi undici anni dai lavoratori di altri settori produttivi”. Lo dichiara il Segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, Responsabile del Pubblico Impiego. “Aran ipotizza un aumento di circa 100 € lordi a regime con i prossimi contratti. Va detto in premessa che stiamo parlando di contratti che nell’eventualità di un rinnovo potranno essere sottoscritti non prima del 2021, stante che le risorse di cui si parla sono state ipotizzate a regime e, quindi, disponibili solo una volta chiusa la manovra di bilancio per l’anno prossimo. Le stesse federazioni del pubblico impiego denunciano che mancano all’appello non meno di 1,5 miliardi di euro. Le somme che saranno corrisposte incidono su salari che hanno subito, per un decennio intero (caso di rilevanza internazionale), un blocco assoluto che ha causato – mediamente – una perdita del potere d’acquisto certificata dalla stessa Aran che attesta il disallineamento fra stipendi pubblici e privati negli ultimi 11 anni del 12,4% rispetto alle retribuzioni dell’industria e del 7,3% per quelle dei servizi privati. E’ chiaro quindi che tale perdita non potrà essere compensata da un incremento del 3,72%. Il governo non dovrebbe dimenticare, inoltre, che le somme utilizzate nella tornata precedente non furono sufficienti a garantire numerosi istituti che vennero rimandati agli odierni rinnovi. Comprendiamo perfettamente le ragioni che portano – politicamente – ad offrire all’opinione pubblica un affresco ideale delle attuali disponibilità del governo, ma non possiamo fingere che questo sia la realtà. Bene hanno fatto, quindi, le nostre Federazioni del settore pubblico a promuovere le iniziative di mobilitazione per le prossime settimane”.